Blockchain e smart contract sono termini sempre più spesso associati. Sebbene la prima, come tecnologia abilitante, sia più recente rispetto al secondo, il loro binomio sta trovando molteplici contesti di applicazione. Tra questi, uno dei più promettenti è quello del facility management. Soprattutto oggi, in un’epoca contraddistinta da un’estrema complessità nella fornitura di servizi a valore per la gestione del patrimonio immobiliare, riuscire a portare trasparenza, affidabilità e automazione (tre caratteristiche che accomunano blockchain e smart contract) in questo ambito li candida a rivoluzionare i modelli consueti del facility così come li conosciamo. Di questa rivoluzione fanno parte i contratti che si auto-eseguono tramite un codice digitale e la certificazione delle prestazioni mediante DLT (Distributed Ledger Technology), la tecnologia a cui appartiene la blockchain. In questa maniera tutti gli attori coinvolti, sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta hanno la garanzia di una piena trasparenza lungo l’intero ciclo del contratto.
A differenza delle forme tradizionali di matching fra chi acquista servizi di facility e i provider che li vendono, in cui la verifica delle prestazioni effettuate si fonda soltanto sul rispetto degli SLA (Service Level Agreement) che coprono un arco temporale lungo, blockchain e smart contract danno valore certificatorio ai cosiddetti eventi “discreti”. Il concetto di evento discreto fa riferimento a un tipo di contratto che, una volta definiti i capisaldi fondamentali della collaborazione tramite appunto gli SLA, tiene conto di tutte le variabili che ogni volta consentono di rendere disponibile uno spazio. La “disponibilità” o availability di un luogo corrisponde a una serie di attributi che fanno in modo di renderlo accessibile, sostenibile, confortevole, oltre a garantire il mantenimento del suo valore nel tempo. Blockchain e smart contract, quindi, permettono di focalizzare il contratto sulla sua reale natura di servizio modulare e non statico, introducendo un’idea rivoluzionaria di Space as a Service.
Lo Space as Service rientra in una forma moderna che va sotto il nome di servitizazion, una forma che oggi caratterizza soprattutto gran parte della fornitura in ambito IT, di cui il Software as a Service (SaaS) è uno dei modelli più diffusi. In base a questo approccio chi offre servizi di facility trasforma un immobile, o parti di esso, in un luogo available. Chi, dall’altra parte, riceve questi servizi non paga tanto per il singolo servizio, ma per l’availability data dai servizi a un determinato spazio, a una postazione di lavoro, a un sito di coworking ecc. Il paradigma del pay for availability necessita che il contratto che lo supporta abbia requisiti di assoluta trasparenza, nel quale cioè la “disponibilità” non sia interpretabile, ma la si possa ricavare da un insieme di fattori tracciabili e rintracciabili oggettivamente. Blockchain e smart contract servono proprio a questo, poiché danno la certezza ai contraenti che quanto concordato sia realmente avvenuto.
La digitalizzazione delle transazioni e l’automazione della verifica, rese possibili grazie a blockchain e smart contract, riguarda l’intero processo di gestione del facility, compreso il pagamento delle prestazioni. La trasparenza, in altri termini, non attiene esclusivamente all’esecuzione di tutto ciò che conferisce availability a un ambiente. Investe anche i modelli di remunerazione, agganciandoli alle performance monitorabili di volta in volta attraverso la stessa piattaforma digitale che utilizza la tecnologia blockchain per dare validità agli smart contract. Nel mondo del facility, il rischio di controparte, vale a dire che chi stipula un contratto non adempia a quanto pattuito nei termini stabiliti, espone ad esempio i provider a subire ritardi nei termini di pagamento. Talvolta questi ritardi possono far leva su una presunta o reale inadempienza da parte loro rispetto ai servizi prestati. Blockchain e smart contract non solo certificano i servizi erogati, ma abilitano anche meccanismi di remunerazione automatici, abbinandoli ai tassi di availability effettivi.